Reddito minimo garantito

7th
Jul. × ’12

Una proposta di iniziativa popolare sul reddito minimo garantito (in forme diverse esiste in quasi tutti i paesi europei, a parte Italia e Grecia):
http://www.redditogarantito.it/#!/home

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Un articolo su Futbologia

21st
Jun. × ’12

Futbologia, blog di critica radicale applicata al calcio, ha pubblicato un mio articolo autobiografico sul calcio operaio che incollo di seguito:

Ho cominciato a dar calci al pallone per non cadere sull’asfalto di un campo da gioco operaio. Per rimanerci in piedi, anche se ero solo un bambino, in quel “campo”. Un campo senza erba o terra, un campo d’asfalto. Cadere significava rovinarsi. Io sono riuscito a cadere una sola volta e mi sono guadagnato una frattura guarita in novanta giorni tra gesso e fasciatura stretta. Aggiungo solo che il bastardo che mi ha falciato non era un avversario ma un compagno di squadra a cui non avevo passato la palla. Ancora oggi è uno dei miei migliori amici. Questo campo d’asfalto, che produceva vittime quotidiane, era proprio all’interno di una fabbrica dismessa, l’ex-Ilva di Follonica. Forse giocare in una ferreria era un modo per abituarsi da piccoli agli infortuni sul lavoro.

 

Continua a leggere l’articolo quihttp://blog.futbologia.org/2012/06/14/calcio-operaio-nucleo-allenamento-giovani-calciatori/

 

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Una nuova traduzione

17th
Jun. × ’12

Invisibilità dei traduttori: una mia traduzione su Repubblica (un anticipo di “Debito” di David Graeber, edito da Il Saggiatore) in cui ovviamente non siamo citati né io, né il secondo traduttore. Poi però scrivono “Riproduzione riservata”. Ovviamente ho ceduto all’editore i diritti, però sarebbe buon costume citare i nomi dei traduttori nelle pagine di cultura e di costume (io su Carmilla lo faccio sempre)….

 

http://www.saggiatore.it/2012/05/31/unanticipazione-di-debito-su-repubblica-di-oggi/

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Ernesto Sabato, la classe media e la dittatura

18th
May. × ’11

Riporto un mio intervento sulla figura dello scrittore argentino Ernesto Sabato, pubblicato su Nazione indiana:

http://www.nazioneindiana.com/2011/05/18/ernesto-sabato-la-classe-media-e-la-dittatura/#comment-151633

In seguito alla recente scomparsa dello scrittore argentino Ernesto Sabato – lo scrivo senza accento sulla prima “a”, come d’uso in Argentina – molti blog letterari italiani, a cominciare da Nazione Indiana, hanno pubblicato articoli che commentano la vita e l’opera di questo scrittore. Sul valore dell’opera di Sabato non ho niente di aggiungere a quanto ho letto, perché sono consapevole della qualità della sua narrativa. Ho trovato invece gli articoli italiani lacunosi nella descrizione del profilo politico-biografico di Sabato. Mentre in Argentina alcune scelte di Sabato durante la dittatura di Videla sono state estremamente criticate, in Italia l’autore de Il Tunnel viene ricordato solo per i suoi meriti letterari o per la sua introduzione al rapporto Nunca más, che ne farebbe ipso facto un campione dei diritti umani. Ma era davvero così “earnest” il nostro Ernesto?

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Cronache del rum su Finzioni

11th
Mar. × ’11

Le mie “Cronache del rum”, arrivate direttamente da Cuba, sono in corso di pubblicazione su Finzioni, il blog letterario che è apparso sulla scena letteraria italiana come the Next Big Thing. Ecco alcuni link:

_Catch a Cuba: http://www.finzionimagazine.it/extra/cronache-del-rum/cronache-del-rum-un-incontro-di-catch-a-cuba/

_Daniel Chavarria, contrabbandiere, cercatore d’oro e scrittore: http://www.finzionimagazine.it/extra/cronache-del-rum/daniel-chavarria-scrittore-giramondo-contrabbandiere/

_Baby William, tipografo e pugile di piombo: http://www.finzionimagazine.it/extra/cronache-del-rum/baby-william-tipografo-e-pugile-di-piombo/

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Arthur Cravan, pugile e poeta brutale

1st
Feb. × ’11

Su Finzioni Magazine un mio articolo su Arthur Cravan che ripropongo di seguito:

Pubblichiamo un articolo dello scrittore Alberto Prunetti, autore tra le altre cose di Potassa e Il fioraio di Perón, e uno dei due membri dell’Arthur Cravan Italian Heritage Committee. Geniale cercatore di storie sepolte, vero conoscitore di personaggi della letteratura e dell’arte assolutamente originali, Alberto ci regala un vero e proprio dagherrotipo narrativo, una storia che puzza di cloruro d’argento e che restituisce tutte le tonalità di personaggi, luoghi e tempi che vale la pena conoscere. Il primo fotogramma di una pellicola appena cominciata…

Un bruto, uno che non capisce le leggi. Per Vaneigem, il campione del mondo di nichilismo dada. Uno che ha dato corpo alla sfida di Arthur Rimbaud contro la civiltà. Ma che corpo, signori, che carcassa: 105 chili su due metri e cinque. Tutti di muscoli. Intestati a Arthur Cravan, pronipote di Oscar Wilde, sedicente campione dei pesi massimi in Canada e guastatore del dadaismo internazionale. Lo avvistano, agli inizi del Novecento, a Losanna, Parigi, Madrid e New York. Disertore professionista, durante la Grande Guerra cambia continuamente cittadinanza e identità per disertare di nuovo, e alla recidiva aggiunge il cambio di genere: riesce a passare una frontiera travestito da donna, anzi: da donnone. E lo vedono in mille altri posti. Conferenziere farneticante, invece di declamare versi si spoglia e offre dimostrazioni di pugilato. Poi spara con la sua rivoltella sopra la testa del pubblico e se ne va per fondare una rivista di critica brutale, Maintenant, che vende lui stesso su un carro da verduraio davanti agli altari delle avanguardie europee. Insulta letteralmente tutti i poeti dell’epoca e tra i prosatori copre di merda il povero Gide, che non ha il coraggio di dirgli assolutamente niente. E c’è da capirlo, poveretto.

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Fuoco ai libri (e agli scrittori): Rodolfo Walsh, l’uomo che rovinò i piani alla Cia

24th
Jan. × ’11

Visto cosa rischia inVeneto (e forse presto in Italia) chi scrive con l’idea di “dare testimonianza nei momenti difficili”, ripropongo un mio articolo pubblicato il 7 luglio 2005 su Il Manifesto dedicato a Rodolfo Walsh, scrittore desaparecido i cui libri furono bruciati nelle piazze da una soldataglia rispettosa di “patria, famiglia e onore”.

 Il fumo si alza lento e bianco dalle pagine di quei libri ancora imballati. Ne arrivano a camion interi e li scaricano a terra prima di ricoprirli di benzina. Sono i fondi delle case editrici che dopo il torchio della tipografia conoscono il fuoco della censura della dittatura militare. La cellulosa diventa cenere in un campo della periferia di Buenos Aires, ma prima di essere divorata dalle fiamme la copertina di un libro riesce per un attimo a farsi beffa degli inquisitori: la carta da pacchi si consuma e lascia intravedere un disegno ispirato alla fucilazione dei patrioti spagnoli di Goya. Sopra il disegno della fucilazione, un titolo pesante quanto un ultimo insulto ai repressori: Operazione massacro. L’autore di quel libro si chiama Rodolfo Walsh, e i militari argentini hanno bruciato i suoi libri nel 1978, un anno dopo aver bruciato il suo cadavere.

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Non era spritz, è Cuba libre quello che si beve Speranzon…

21st
Jan. × ’11

Uno spassoso scambio di mail tra me e l’assessore Speranzon, al seguito del quale mi vedo obbligato a una rettifica: avevo accusato l’assessore di eccesso di spritz,  lui mi corregge: è Cuba libre.

A questo punto il caso potrebbe essere considerato chiuso: l’assessore non era pienamente cosciente al momento delle sue dichiarazioni, come appare evidente dalla sua ultima mail.

Eppure, nonostante i cocktail, l’assessore è stato comunque perspicace quando mi ha mandato “a fare in Cuba”. In effetti sono colpevole due volte e mi autodenuncio ancora: le mie pessime frequentazioni mi porteranno nel giro di poche settimane a visitare la fiera del libro della Habana e la Casa de las Americas, luogo di barbarie e ignobile meta della peggiore feccia latinoamericana. Fossi stato un liberale avrei approfittato del viaggio per esportare Democrazia e Libertà made in Italy a qualche vedova della Habana Vieja o alla di lei nipote, minorenne ma consensuale.

Incollo di seguito, consigliando di leggere dal basso verso l’alto. Non ho risposto per non continuare un epistolario abbastanza farneticante . Mi veniva solo da dirgli che i suoi colleghi di partito ex P2 sono corresponsabili moralmente di quello che Massimo Carlotto,  nell’introduzione del mio “Il fioraio di Perón”, ha definito “il più grande genocidio di italiani dopo la Seconda guerra Mondiale” : non sto parlando delle foibe, che assieme a Cuba sono i due capitoletti di storia imparati a memoria da chi in casa tiene solo i bignami liberal-nazi di Libero.

Mi riferisco alla strage di una generazione di argentini, molti dei quali con cittadinanza italiana.

Ecco le mail:
Speranzon:

Non mi risulta alcuna censura promossa in provincia di Venezia. lei è male informato. La censura come lei ben sa c’è a Cuba e c’era in Argentina negli anni 80.  Cuba Libre

Sent from my Sony Ericsson XPERIA™ X1.

—– Messaggio originale —–
Da: Alberto Prunetti <ittoni@iol.it>
Inviato: venerdì 21 gennaio 2011 14.30
A: Speranzon Raffaele <raffaele.speranzon@provincia.venezia.it>
Oggetto: Re: R: Re: R: autodenuncia

Compagno,  non le rimane che dimettersi e lottare assieme a noi contro
la censura promossa da Raffaele Speranzon.
Alberto Prunetti

Il 21-01-2011 14:31, Speranzon Raffaele ha scritto:
> > Provo disprezzo per qualsiasi forma di dittatura. Compresa quella cubana. Lei da quanto leggo, no. E me ne dispiaccio.
> >
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Autodenuncia. All’attenzione dell’assessore alla cultura (sic) Raffaele Speranzon

19th
Jan. × ’11

Sono Alberto Prunetti, traduttore in italiano di un libro argentino, la “Patagonia rebelde”, che negli anni dell’ignobile golpe militare argentino del 1976 è stato ritirato da ogni biblioteca e libreria e bruciato nelle pubbliche piazze da una soldataglia rispettosa di “patria, onore e famiglia”. Come traduttore e scrittore, deve farmi difetto la fantasia, perché non ero arrivato a pensare che anche le opere che ho curato e scritto potessero correre un giorno rischi simili, oggi e in Italia.
La informo che come curatore de “L’arte della fuga” (Stampa Alternativa, 2005) – una antologia contenente ampi inediti in italiano di un’opera di Cesare Battisti – e in quanto autore de “Il fioraio di Perón” (Stampa Alternativa, 2009) – introdotto da Massimo Carlotto, da lei inserito in una lista nera di scrittori – mi considero complice di tutto quanto ai suoi occhi possa contribuire a qualificarmi “persona sgradita”.

Mai suo,

Alberto Prunetti

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Pietra, carta e forbice: torna la censura nel basso impero italiano

19th
Jan. × ’11

La mail che mi arriva devo leggerla tre volte. Ormai sono abituato alla demenza della cronaca italiota, ma questa uscita, che qualcuno ha localizzato in coordinate culturali che stanno tra Hitler e Fracchia, mi ha lasciato sorpreso: un assessore alla cultura prepara una lista di epurazione di scrittori italiani affinché i loro libri siano tolti dalle biblioteche del sistema bibliotecario veneto e lascia intendere che ci saranno opportune pressioni per chi non si conformerà alla direttiva fascista. L’eroe del giorno è tale Raffaele Speranzon, uomo di destra che, sentitosi giustificato dall’overdose di odio contro Cesare Battisti, ha proposto di radiare dalle biblioteche venete tutti gli scrittori che appoggiano la causa dell’esule “rifugiato” in un carcere brasiliano.
Mi era già capitato di avere a che fare con libri bruciati nelle pubbliche piazze. Ne ho tradotto anche uno, che negli anni dell’ignobile golpe militare argentino del 1976 era stato ritirato da ogni biblioteca e libreria e bruciato nelle strade da una soldataglia rispettosa di “patria, onore e famiglia”. Eppure deve farmi difetto la fantasia, perché non ero arrivato a pensare che anche le opere degli scrittori che sento a me più affini, nella lettura e nel mio lavoro culturale, potessero correre quella stessa sorte, oggi e in Italia. Di più. Come curatore de “L’arte della fuga” (Stampa Alternativa, 2005) – un’antologia contenente ampi inediti in italiano di un’opera di Cesare Battisti – e in quanto autore de “Il fioraio di Perón” (Stampa Alternativa, 2009) – introdotto da Massimo Carlotto, che Speranzon ha inserito nella sua lista nera – posso rischiare di vedere radiate anche le mie pubblicazioni.

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