L’anarchismo nel tango è qualcosa che si è voluto nascondere

3rd
Dec. × ’10

Segnalo un articolo su tango e anarchismo. Apparso originariamente su Pagina/12, è stato tradotto da Maria Rosaria Bucci e pubblicato su L’Argentina, il blog degli italiani d’Argentina d’ultima generazione: http://www.largentina.org/2010/12/03/lanarchismo-nel-tango-e-qualcosa-che-si-e-voluto-nascondere/

[Tango e anarchismo: un binomio poco conosciuto che lo storico Osvaldo Bayer, studioso dell’emigrazione libertaria di origine italiana in Argentina, ha riportato alla luce in un evento di tango ospitato dalla Repubblica della Boca. Bayer è l’autore della biografia dell’anarchico italiano Severino Di Giovanni, una figura romantica che è quasi una leggenda in Argentina. In Italia Di Giovanni e Osvaldo Bayer sono entrambi quasi sconosciuti, eppure di recente di Bayer è stata tradotta in italiano la “Patagonia rebelde”, mentre lo scrittore è stato proiettato come personaggio di fantasia in due romanzi: “Millennium 2” di Manuel Vázquez Montalbán e “Il fioraio di Perón” di Alberto Prunetti. Sul tango anarchico riportiamo la traduzione di un articolo, curata da Maria Rosaria Bucci, tratto da Pagina/12.] A.P.

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Un mio scatto su Yallees

2nd
Dec. × ’10

Un ritratto di un contadino maremmano intento ad ascoltare i maggerini e i contrasti in ottava rima. Era il primo maggio del 2009: http://yallees.com/2010/12/02/alberto-prunetti-contadino-della-maremma/

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“Il fioraio di Perón” recensito da Marco Philopat

23rd
Nov. × ’10

Una recensione del fioraio sul numero di novembre di Pulp. Il pdf si trova qui: http://potassa.noblogs.org/files/2010/11/fioraio_philopat_pulp.pdf

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Il ricordo del fioraio di Perón

22nd
Nov. × ’10

[Riprendo questo articolo dal blog degli immigrati italiani d’Argentina d’ultima generazione, con cui ho cominciato a collaborare come tano momentaneamente esule in Italia:  http://www.largentina.org/2010/11/21/il-ricordo-del-fioraio-di-peron/]

Albertito sta fatto una meraviglia, pare che avesse più di tre anni, sicuro che state contentissimi con il piccolo berbante. La zia tiene tutte le fotografii i cuando viene in casa gli altri nipoti di parte di Lei ci li inzegna a tutti dandoci spiegazioni che il ragazzino della foto è il figlio della figlia di la sorella di Cosimo, così che è conosciuto da tutti i cuasi tutti diceno che non pare italiano, diceno che tiene faccia di argentino, di questa America povera.

Ecco cosa scriveva di me, argentinizzandomi, il mio tio-abuelo, il prozio d’America, il fratello di mia nonna, zio Cosimo d’Argentina che da molti anni chiamo “il fioraio di Peron”. Cosimo Quartana (anzi, Cusumano, perché cambiò nome quando prese la cittadinanza argentina) con l’ortografia aveva sempre fatto a pugni e l’innesto dell’italiano sullo spagnolo creò la strana creatura linguistica a cui rimase fedele per tutta la vita. Lo chiamano il cocolice, che è il modo di parlare degli italiani d’Argentina. La mia foto doveva essere arrivata a Buenos Aires nel 1976 perché sono nato nel 1973 e al momento dello scatto avevo solo tre anni. La dittatura militare, l’ultima e la più feroce, celebrava il suo primo mese di esistenza e si riprometteva di far diventare quell’America sempre più povera. Cosimo, il fioraio, invece di anni ne aveva settanta.

Era venuto al mondo nel 1906 in una famiglia di fiorai siciliani. Il mio bisnonno materno, che poi era il padre del fioraio, aveva un negozio di fiori e un vivaio a Paceco, vicino a Trapani. In casa tutti sapevano intrecciare ghirlande. I bambini andavano nei campi a cercare talee di piante selvatiche. Il vecchio le metteva a dimora e le innestava in una porzione di feudo che aveva comprato. Cosimo era un decoratore eccezionale. Se la cavava anche nel vivaio, ma conservava il suo talento per le composizioni. Si stancò presto di trascinare a dorso d’asina carretti carichi di fiori sulla strada polverosa che portava dal negozio al feudo. Assieme al vecchio aveva scavato un pozzo, aveva costruito un forno per il pane, aveva dato linfa a un giardino pieno di aranci e limoni.

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Due volte Marilù Oliva: “Tú la pagáras” e “Cent’anni di Márquez”

21st
Nov. × ’10

 

Ho tra le mani due opere di Marilù Oliva, comparse quest’anno a distanza di pochi mesi. La prima è il noir “Tú la pagáras” (Roma, Elliot, 2010), la seconda il saggio “Cent’anni di Márquez” (Bologna, CLUEB, 2010).

Il primo che ho letto è il noir. Un noir ha – spesso in maniera centrale, talvolta in modo più marginale – a che fare con un crimine. Ma il crimine non è sempre un fatto di sangue, un episodio specifico di violenza. A volte criminose sono le azioni di un gruppo di attori sociali, o addirittura l’organizzazione di gruppi di potere, legali o meno, occulti o meno, che agiscono in una società. Su questo punto tornerò tra poche righe.

Innanzitutto voglio dire subito che il bel romanzo di Marilù Oliva ha tanti meriti. Potrei sottolineare almeno tre carte che mi sembrano determinanti: la fluidità della lettura (il libro si beve, letteralmente), la tensione dei dialoghi, mai artificiosi e spesso magistralmente tessuti per fare da contrappunto alla prosa narrativa, e infine la capacità dell’autrice di lavorare sull’idioletto della criminologia, cioè sul lessico tecnico di chi si occupa di medicina legale e di tanatologia.

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Un articolo su Cosimo Quartana, il fioraio di Perón

21st
Nov. × ’10

Solo dopo aver pubblicato il mio romanzo “Il fioraio di Perón” ho scoperto l’esistenza di un articolo, su una rivista locale della provincia di Trapani, dedicato alla storia del fioraio siciliano che lavorò alla Rosada. In realtà l’autore della nota si è basato solo sulle lettere del fioraio, depositate in fotocopia presso l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano. A quanto si legge nell’articolo, i parenti del lato siciliano del fioraio non hanno aggiunto alcuna informazione rilevante, anche se hanno segnalato un cugino omonimo che era emigrato nell'<<America ricca>>, cioè negli USA.  Le foto di corredo si rferiscono appunto a quest’altro Cosimo Quartana. Da parte mia ho avuto il vantaggio di avere lettere, una fotografia e tanti ricordi da parte della sorella del fioraio, che poi era mia nonna. Oltre ad aver fatto una passeggiata fino a mi Buenos Aires querido

Riporto il pdf di questo articolo comparso nel 2008: http://potassa.noblogs.org/files/2010/11/quartana.pdf

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Argentina. La morte del dittatore Massera

10th
Nov. × ’10

Riprendo la nobile traduzione di Fabrizio Lorusso di un nobile articolo di Osvaldo Bayer dedicato  un ignobile dittatore:

“Ma com’è possibile? Un notaio avrebbe quindi orchestrato tutto quest’imbroglio per prendersi l’eredità del fioraio?”, chiese. Ñanku anticipò Osvaldo: “Non ti devi stupire, casi come questi sono stati frequenti ai tempi del governo militare. Pensa che il dittatore Massera aveva creato una serie di società immobiliarie e finanziarie che gestivano i beni sequestrati ai desaparecidos. Queste società arrivarono a maneggiare beni per oltre 140 milioni di dollari”. “Diavolo!”, esclamò l’italiano. Il mapuche continuò “Prima arrivavano i gruppi d’azione dell’esercito, perquisivano i beni e sequestravano le persone. Poi a casa dei parenti dei sequestrati si presentava un giorno un notaio… minacciava i parenti rimasti, dicendo di andarsene via, sennò qualcuno sarebbe venuto ad ammazzare tutti. Sapevi che su uno dei terreni sequestrati illegalmente dall’ammiraglio Massera è stato costruito un quartiere? Sai che nome ha dato alle strade? Calle Onore, calle Patria, calle Onestà. Bei nomi, per un ladro e un assassino!”

(Da Il fioraio di Perón di Alberto Prunetti).

Riporto qui la mia traduzione di un articolo dello scrittore argentino Osvaldo Bayer sulla morte, avvenuta per infarto in ospedale l’8 novembre scorso, del genocida dittatore Emilio Eduardo Massera (artefice del colpo di stato contro Isabel Martínez in Perón il 24 marzo 1976 e integrante della prima Giunta dei Comandanti con Jorge Rafael Videla e Orlando Ramón Agosti, su cui potete leggere alcune note biografiche e le vicende legate ai processi contro di lui in questo articolo in spagnolo: http://www.pagina12.com.ar/diario/elpais/1-156578-2010-11-09.html. Massera è stato il responsabile del centro di detenzione e tortura che si stabilì per 7 anni nella ESMA, l’ex scuola meccanica delle forze armate argentine, ed è stato condannato all’ergastolo per omicidio, tortura, privazione della libertà e furto ma ha beneficiato dell’indulto concesso dal presidente Menem nel 1990 dopo solo 5 anni di reclusione. Nel resto della sua vita è riuscito a prendersi gioco dello stato e delle vittime allegando problemi di salute e sfuggendo all’incarcerazione per i crimini commessi che via via venivano scoperti e provati.

Osvaldo Bayer. Necrologio dell’ammiraglio genocida

Un personaggio così completo come il morto non lo ritroviamo in tutta la storia argentina. Completo nella sua totale decadenza morale, crudeltà, ambizione fuori da ogni limite. Ammiraglio della Marina Militare della Nazione. Massera, e basta.

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Intervista a Alberto Prunetti su Libertaria

25th
Oct. × ’10

Andrea Staid, redattore di Elèuthera e autore di un bel libro sugli arditi del popolo, mi ha intervistato sull’ultimo numero di Libertaria (n. 3-4 del 2010). Gli argomenti trattati riguardano il lavoro culturale, le traduzioni, il rapporto tra il mio lavoro come traduttore e come scrittore. E tante altre cose. Il pdf si può leggere qui: pag 48-51 conversazioni

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Recensione de “Il fioraio di Perón” su Umanità Nova

25th
Oct. × ’10

Sul numero 34/2010 di Umanità Nova, storica rivista fondata da Errico Malatesta, una recensione del “fioraio” a cura di Ginfranco Marelli: fioraio umanità nova

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II fioraio di Perón su ThrillerMagazine

19th
Oct. × ’10

Nella rubrica curata da Marilù Oliva una mia intervista sul “fioraio”:

http://www.thrillermagazine.it/rubriche/10386/

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