Premio Scrittore toscano dell’anno 2013

26thDec. × ’13

Con “Amianto, una storia operaia” mi è stato assegnato il premio “Scrittore toscano dell’anno 2013” .

Quest’intervista con Fulvio Paloscia è stata pubblicata su Repubblica e riporta a caldo alcune considerazioni sul premio e sul senso del mio lavoro di scrittura. Qui il link all’archivio di Repubblica:  http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/12/01/prunetti-nel-nome-del-padre.html

<<È STATO concepito a Casale Monferrato, una delle città dove il nome Eternit fa ancora tremare. È nato a Piombino, accanto alle acciaierie. Ha trascorso l’ adolescenza a Follonica, con il fantasma dell’ Ilva sempre negli occhi. Era destino che Alberto Prunetti, 40 anni, scrittore, traduttore e collaboratore di Repubblica Firenze, prima o poi raccontasse l’ esistenza proletaria erosa da una sostanza che di vite ne ha divorate troppe. Solo che il protagonista di Amianto, una vita operaia (edizioni Agenzia X) non è una persona qualunque, ma suo padre, Renato, un «piccolo uomo» che si muove sullo scenario di un grande dramma. Il romanzo ha fatto vincere a Prunetti il premio come “Scrittore toscano dell’ anno”, che gli è stato conferito ieri dal Consiglio regionale: «Ho cominciato questo libro in solitudine parlando di una tragedia familiare, le presentazioni in libreria mi hanno fatto capire che il problema è ancora molto sentito. Ora, questo premio sottolinea la rilevanza sociale di uno sviluppo sbagliato avvenuto negli anni ‘ 60 e ‘ 70, ma di cui solo oggi paghiamo le conseguenze». PRUNETTI, lei è stato definito “scrittore del dissenso”. «Preferisco riconoscermi in quella narrativa critica che vuole riaffermare la prospettiva sociale della scrittura e che mira non solo all’ intrattenimento, ma anche all’ investigazione nella cronaca. Trovare nei fondi degli archivi pubblicio personali frammenti di memoria che vanno in controtendenza con le forme narrative egemoni è un modo per “disseppelire le asce di guerra”, per dirla con Wu Ming.

Nel caso di Amianto, mio terzo romanzo, la scrittura mi ha permesso di ricucire ferite, elaborare un lutto, mentre il lavoro di indagine mi ha spinto dal lamento alla denuncia. Ho rovesciato il modello delle accomodanti biografie positive di celebri capitani di industria, tanto di moda oggi, raccontando la storia minima di un subalterno, di uno sconfitto, che mette in discussione un modello ampio di sviluppo. E ho voluto mettere in scena l’ altra faccia del boom economico: la crisi che oggi stiamo vivendo non è un’ improvvisa bolla di sapone, ma ha radici in quegli anni». L’ ironia? «È una storia di provincia toscana, e noi toscani l’ ironia la succhiamo insieme al latte materno. Non volevo che il romanzo si fermasse al grido di rabbia, alla tragedia: l’ umorismo quiè materiale incandescente che coibenta la storia. Proprio come l’ amianto che ha ucciso mio padre». Nel precariato del figlio risuona l’ eco di quello del padre. «Il padre è operaio fordista costretto a saltare da un cantiere all’ altro per guadagnarsi il pane; il figlio fa un lavoro immateriale, quello del traduttore editoriale. Rispetto alla narrativa che usa il cliché dei figli contro i padri, io preferisco riscontrare la linea di continuità, rintracciando i germi della mia instabilità lavorativa in quella di mio babbo. Noi traduttori spesso caliamo il “cottimo” nella dimensione della cultura: invece dei bulloni, noi usiamo le parole. Ma il principioè lo stesso». Bianciardi è dietro l’ angolo della sua scrittura? «Di Bianciardi amo molto l’ ironia e la tendenza verso il pastiche: il suo era stilistico, il mio è di generi. Mi sento molto vicino a Rodolfo Walsh, risposta latinoamericana alla “non fiction” statunitense: i suoi libri sono giornalismo che si legge con la tensione narrativa del romanzo. E il giornalismoè l’ anticamera dei miei libri: la macchina fotografica è il mio blocco per appunti, raccolgo storie parlando con le persone. In Italia lo scrittore è il vate ispirato chiuso nella sua torre d’ avorio. Io preferisco definirmi uno storyteller che fa della scrittura un grimaldello della verità, attraverso il lavoro sul campo>>.

This entry was posted in General, Letture e segnalazioni and tagged , , , , . Bookmark the permalink. Both comments and trackbacks are currently closed.