Futbologia, blog di critica radicale applicata al calcio, ha pubblicato un mio articolo autobiografico sul calcio operaio che incollo di seguito:
Ho cominciato a dar calci al pallone per non cadere sull’asfalto di un campo da gioco operaio. Per rimanerci in piedi, anche se ero solo un bambino, in quel “campo”. Un campo senza erba o terra, un campo d’asfalto. Cadere significava rovinarsi. Io sono riuscito a cadere una sola volta e mi sono guadagnato una frattura guarita in novanta giorni tra gesso e fasciatura stretta. Aggiungo solo che il bastardo che mi ha falciato non era un avversario ma un compagno di squadra a cui non avevo passato la palla. Ancora oggi è uno dei miei migliori amici. Questo campo d’asfalto, che produceva vittime quotidiane, era proprio all’interno di una fabbrica dismessa, l’ex-Ilva di Follonica. Forse giocare in una ferreria era un modo per abituarsi da piccoli agli infortuni sul lavoro.
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