All’arrembaggio.

31stDec. × ’19

La trilogia working class: ultimo tomo e traduzioni

Un post di fine anno per lanciare qualche annuncio sul mio lavoro narrativo ed editoriale per il 2020. Si chiude un decennio. Un decennio di passioni tristi a cui ho cercato di rispondere lavorando sulla memoria, la classe e la solidarietà. Dieci anni della mia vita: nel 2010 iniziavo la scrittura di Amianto. Nel maggio 2020 la trilogia working class si chiuderà con l’uscita del terzo e ultimo titolo per Laterza (non chiedetemi il titolo, ci stiamo ancora pensando). Intanto la trilogia si sta irradiando verso altre lingue, anche fuori dall’Europa. L’ultima notizia, che mi ha fatto un gran bene al cuore, è che i diritti per il mercato inglese di 108 metri sono stati appena acquisiti da un editore. (Non chiedetemi il nome, sarà l’editore a breve a fare l’annuncio ufficiale). E’ una cosa che mi riscalda il cuore, perché l’inglese è stata per me la lingua del supervisor, ma anche la lingua di Shakespeare e John Silver. Altra notizia molto bella, è l’interesse di una rivista di “nuovi operai” cinesi che ha dedicato alcune righe a “108 metri”.
Sempre nel 2020, Amianto uscirà in catalano e in spagnolo castigliano (qui di lato la copertina in anteprima), con distribuzione in Spagna e America Latina. 108 metri uscirà nel 2020 in greco e nel 2021 in spagnolo.
Dieci anni fa l’idea che la storia di un operaio ucciso dall’amianto potesse interessare i lettori sembrava una bestemmia. Oggi la situazione è molto diversa per le scritture operaie. Bisogna lottare di più per raccontare le nostre storie, ma si può fare (e i lettori dell’edizione francese mi scrivono per dirmi che è anche la loro storia: il bello delle storie della classe operaia è che sono internazionali e non hanno confini). Anche sul fronte della collana che dirigo per Alegre, la collana working class, abbiamo un’uscita molto forte per la prossima primavera: una storia lumpen dal nord dell’Inghilterra.
Detto questo, sono felice anche di chiudere un ciclo, con l’uscita di Laterza di maggio. Continuerò a scrivere di lavoratori e lavoratrici, ma sicuramente in futuro proverò a usare meno l’autofiction, che ha pro e contro (tra i contro, un certo narcisismo). E vedrò di spingere le vele dell’officina del racconto verso nuove direzioni. Che John Silver ci protegga dal pennone. In alto il Jolly Roger!

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