Potassa su Pagine Marxiste

16thJan. × ’07

POTASSA su PAGINE MARXISTE, agosto-ottobre 2005

STORIE DI SOVVERSIVI, MIGRANTI, ERRANTI, SOTTRATTI ALLA POLVERE DEGLI ARCHIVI Autore: Alberto Prunetti Editore: Stampa Alternativa, II edizione 2004 Pagine: 104 Prezzo: 7 € Quando incontravamo i compagni della prima ora, quelli “dal ‘21”, ci venivano raccontati episodi, trasmesse esperienze ed emozioni che non è facile descrivere; ci convincevamo di essere dei privilegiati, per avere avuto la fortuna di poterli conoscere ed ascoltare. La memoria correva a ritroso, sino ad arrivare al 1921, anno di fondazione del Partito. Lì, inevitabilmente, irrompeva un nome come un macigno: “Roccastrada”. In effetti , i fatti di Roccastrada, per le dimensioni e la gravità che assunsero, rappresentarono un episodio chiave dello scontro frontale tra comunisti e fascisti; dei fatti di Roccastrada si occuparono tutti i giornali del Partito, se ne discusse anche all’I.C. Gli episodi descritti nel libro di Prunetti si svolgono in un arco temporale che parte da 11 giorni prima dei fatti di Roccastrada, proseguendo sino agli anni ‘30, e sono ambientati in località che da Roccastrada distano meno di trenta kilometri.

La narrazione oscilla tra la cronaca dei fatti reali e un romanzo di fantasia. “Il termine potassa è un lemma del dizionario ristretto della chimica e indica in origine il carbonato di potassio. Notoriamente il carbonato di potassio si ottiene dalle ceneri del legno e di altre piante, oppure facendo reagire idrossido di potassio con biossido di carbonio. Tra i vari componenti di potassio non si può non citare il clorato di potassio, detto clorato di potassa, un composto cristallino bianco, preparato con l’elettrolisi delle soluzioni di cloruro di potassio. E’ un forte agente ossidante ed è utilizzato nella fabbricazione di fiammiferi, di fuochi artificiali, e di esplosivi. Ma Potassa per me è sempre stato il nome di quelle quattro case affacciate sull’Aurelia vecchia, verso Grosseto…” A Potassa, il 13 luglio 1921, il facchino comunista Marchettini insegue un camion di camice nere che gli hanno appena ferito il cognato, un barocciaio anch’egli comunista, che aveva tentato di sbarrare il passo ai neri. Da qui si innesca una serie di fatti incredibilmente concatenati fra loro. Quasi un anno dopo, il 21 maggio 1922 a Tatti, la protesta per la presenza nel borgo di fascisti di passaggio scatena una rissa in cui rimane ucciso il padre di Robusto Biancani, segretario della locale sezione comunista. Il giorno successivo vengono uccisi per vendetta un notabile del posto di simpatie fasciste e suo nipote. Del gruppo dei quattro uccisori fa parte il Marchettini, da tempo latitante. La sera 400 fascisti invadono il paese mettendolo a ferro e fuoco, incendiando la Cooperativa e le case dei sovversivi. I quattro lasciano la zona, tre di essi raggiungeranno la Francia, Biancani si stabilirà in Unione Sovietica. Biancani, sfuggito alla caccia dei fascisti, cadrà vittima delle purghe staliniane: gli sarà fatale, nello scontro tra Trotzky e Stalin, l’essersi schierato col primo. Marchettini invece rimarrà in Francia, pare certo il suo avvicinamento a gruppi antistalinisti dell’emigrazione. Dal racconto avvincente emerge una fotografia del sovversivismo maremmano fatto di uomini rudi, forse poco colti e poco avvezzi a giornali o pubblicazioni (come si legge anche dalle carte di polizia), ma che manifestano con forza la loro voglia di riscatto aderendo istintivamente ad ideali, comunisti o anarchici, per i quali sono disposti a battersi fino in fondo. Storie di sofferenze, di emigrazione (la vicenda dell’anarchico Lanciotti in Inghilterra e Argentina), di rifiuto dell’esistente, di voglia di vivere senza compromessi, come quella dell’anarchico Mori che, dopo aver disertato, si da alla macchia per 12 anni vagando per i boschi della Maremma…. L’autore da una spiegazione del suo intercalare la realtà con la fantasia: “Potassa è un garbuglio da cui si dipanano tanti fili neri intessuti di sudore e rabbia [..] per comprendere la rivolta del Marchettini non bisogna studiarsi il suo fascicolo… basta camminare e guardarsi intorno, oggi, nel presente… se mi è mancato un nome me lo sono inventato… così ho fatto per le testimonianze orali, per le interviste… non si può cercare la verità solo negli archivi, in questi postriboli della delazione… vera è l’ansia di farla finita con l’addomesticamento dei cuori…” Nella premessa Prunetti dice di aver scelto i suoi personaggi, “non eroi romantici ma figli di cani maremmani, ribelli ma anche violenti, duri”. Istintivamente ci siamo trovati in sintonia con questi “figli di cani”, sentendo al tempo stesso l’esigenza di andare oltre, al fine di inquadrare quelle vicende nel contesto in cui si svolsero. In uno scritto pubblicato venticinque anni dopo su «Prometeo»1 Amadeo Bordiga, rimarcando lo scontro frontale del ‘21 tra avanguardie proletarie e camice nere, individuava tre fattori che avevano portato alla vittoria fascista: l’organizzazione mussoliniana con le sue impressionanti manifestazioni esteriori, l’intervento della “forza organizzata dell’impalcatura statale borghese” (polizia, magistratura, regio esercito) a fianco dei neri, il gioco politico “infame e disfattista dell’opportunismo social-democratico”, che invece di appoggiare la violenza rivoluzionaria contro la violenza fascista si lanciò in una “imbelle campagna del vittimismo pecorile”. Quel tragico capitolo di storia ci ha tramandato profondi e validi insegnamenti sulla necessità dell’autodifesa proletaria, sull’opera traditrice dei riformisti così come sul ruolo anti operaio di chiesa e massoneria. A Potassa, a Tatti, a Roccastrada, il potenziale rivoluzionario si è espresso in episodi che sono un capitolo integrante della prima, grande ed estesa opposizione proletaria al fascismo. Sarà la controrivoluzione staliniana a distruggere uno straordinario patrimonio umano e di classe.

Alessandro Pellegatta

1) Alfa, La classe dominante italiana e il suo Stato nazionale, «Prometeo», agosto 1946 .

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